Location:Milano, Italy
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See allCi sono libri e libri: libri che sembrano scritti un po' tutti uguali, con storie che si somigliano, con personaggi che ti sembra di aver già letto in altre storie, palcoscenici dove si muovono con sceneggiature di cui hai una memoria vaga. Poi ci sono gli altri libri, quelli che leggi una volta, che ti porterai dentro per sempre, che non assomigliano a nient'altro: magari per i suoi personaggi, o per la storia o semplicemente per come è stato scritto.
Questo libro, questa storia, fa parte della seconda categoria; io molto spesso giudico il libro, oltre per tutto quanto scritto sopra fino adesso, anche per come mi fa sentire, indipendentemente se la storia narrata è allegra, spaventosa o triste, associo spesso il libro ad un bozzolo: più è caldo e confortevole e mi da l'idea appena lo reggo in mano e comincio a scorrere le righe di sentirmici avvolto, sostenuto, al caldo, più mi sembra di tornare a casa mentre lo leggo.
Questa è prima di tutto la storia di un omicidio, poi la storia di quella che sembra e probabilmente è l'amicizia avvelenata di cinque studenti del college ricchi e viziati, a cui si aggiunge il protagonista squattrinato Richard, iscrittosi per sfuggire alla sua noiosa vita borghese in California. Incoraggiati dal loro insegnante di greco antico, un esteta che esercita sugli allievi una forte seduzione spirituale, il gruppo si ritrova a passare pigri weekend in un circolo di alcol, droga e sottili giochi d'amore, mentre al contempo cercano di nascondere un grave crimine che hanno commesso tutti insieme.
Questa è una tragedia greca e tratta la violenza sia fisica che mentale come parte integrante della vita. Ma il vero tema del romanzo è il senso di colpa. Tutti e sei i personaggi non troveranno altro che alienazione e sofferenza e non ci sarà assoluzione. E mentre cercano di elevarsi come gli antichi greci tramite riti pagani verso l'estasi della bellezza provando a liberarsi della parte razionale di se stessi per rinascere come puro istinto, non troveranno altro che disperazione e miseria nelle loro vite e non reggeranno il fardello delle loro azioni.
E poi c'è la scrittura, signori e signore, c'è la Scrittura con la S maiuscola: una padronanza e ricchezza lessicale che vi dipingerà sugli occhi paesaggi, personaggi, sfumature di carattere con colori così vividi e intensi che vi sembrerà di stare anche voi nel Vermont, all'Hempden college, magari vicini di stanza di questi perduti ragazzi.
Chapeau, d'altronde non si vince il Premio Pulitzer per la narrativa, per caso.
Uno dei miglior libri del Re. Indubbiamente. A vedere alcuni scritti di oggi ci si fanno molte domande.
La tensione psicologica è alle stelle già dalle prime pagine del libro, la figura di Annie è superba, uno dei miglior cattivi che abbia mai solcato le pagine di un libro che ho letto.
L'unico appunto, anche se modesto, che si può fare alla storia è che secondo me si perde un poco verso i tre quarti del romanzo, per poi riprendere a correre veloce verso le ultime pagine. Alcune delle situazioni descritte sono veramente “micidiali” e ti tengono incollato letteralmente alle pagine. La psicologia psicotica/maniacale di Annie è resa perfettamente e ti ritrovi sempre a domandarti dove potrà arrivare.
Un libro “a stanza chiusa” che senza spaziare nei luoghi, entra e spazia nella mente dei due personaggi e ti porta verso la fine inesorabile.
Come quasi sempre accade il film meraviglioso che ne è stato tratto, non può certo eguagliare l'ancor più convincente e coinvolgente romanzo che arriva nelle profondità disturbate di Annie, cosa che nel film non accade.
Superbo.
http://kelanthsblog.blogspot.com/
Ho appena finito di digerire, anzi forse è meglio dire metabolizzare, il tomo da 600 pagine, il libro più lungo che Dan Brown ha scritto fino adesso.
Il primo impatto è: bello, mi è piaciuto. Devo dire che mi è anche più garbato del Codice e sicuramente più di Angeli e Demoni, che secondo me non era proprio un degno seguito del Codice. Se andiamo a guardare devo dire che Dan Brown sta migliorando scrivendo, invece che peggiorando come molti scrittori alle prese con lo stesso personaggio in più libri. Non so quanto questo sia dovuto al team che probabilmente ora collabora con lui e lo supporta nelle ricerche e nelle scritture. Ma sinceramente poco importa se il risultato è un bel thriller pieno di simbologia mistica e occulta che ti invoglia a proseguire con la lettura e cosa forse più importante a “cerchicchiare” qua e la su Google, immagini, dipinti, storie. Perchè forse questo è la cosa che mi ha sempre più affascinato dei libri di Brown, la voglia che mi mette addosso di cercare un luogo dove si svolge la parte di una trama, un riferimento misterioso o un quadro citato.
Devo anche dire che sono rimasto piacevolmente colpito anche dal fatto che molti passaggi di questo libro siano sconfinati in un noir più che un thriller e qualche spezzone mi ha ricordato in qualche modo anche la serie cinematografica di Saw.
Certo il dipanarsi della storia è sempre stata uguale nei tre libri con al centro la figura del professore Robert Langdon, mistero da risolvere, personaggio malvagio, ambientazione avventurosa e molta, tanta simbologia. Come già ho detto per il Codice in passato, credo che questa sia da leggere non come un compendio di sapere (anche se può esserci effettivamente qualche spunto su cui riflettere) ma semplicemente come un buon thriller a sfondo simbolico mistico. Mi piace il personaggio di Langdon, mi piace la simbologia che trovo in questi libri, mi piace lo stile di scrittura non tra i più raffinati, ma non è che stiamo cercando di leggere Proust e mi piace la curiosità che suscitano in me questi libri.
E' un mix coinvolgente come un buon cocktail che non si può certo dire che non sia stato sapientemente mescolato. Aspetterò anche il film, sicuramente già in fase di “produzione”.
Recensione unica per il volume diviso in due dalla Mondadori
Il gioco del trono, in originale “A Game of Thrones”, è un romanzo fantasy del 1996 dello scrittore statunitense George R. R. Martin; rappresenta il primo libro della saga delle “Cronache del ghiaccio e del fuoco” e il suo seguito è “Lo scontro dei re”. È stato pubblicato in lingua italiana per la prima volta da Mondadori suddiviso in due volumi, intitolati “Il trono di spade” e “Il grande inverno”. Il gioco del trono nel 1997 è stato candidato al Premio Nebula e al Premio World Fantasy e ha vinto il Premio Locus. Dal 17 aprile 2011 viene trasmessa su HBO una omonima trasposizione televisiva del ciclo di romanzi, Il Trono di Spade. Oltre alla serie televisiva, sono nati giochi da tavolo, di carte e anche videogiochi basati sulla serie.
Martin ha classificato la propria saga come “epic fantasy”. Tra gli autori che hanno maggiormente influenzato la sua scrittura cita J. R. R. Tolkien e Tad Williams. L'autore ha combinato il realismo del romanzo storico con il lato soprannaturale del fantasy, riducendo al contempo l'importanza della magia a favore delle battaglie e degli intrighi politici.
Gli editori si aspettavano che “Il gioco del trono” sarebbe rapidamente diventato un best seller, ma il primo capitolo della serie non raggiunse neanche le ultime posizioni delle classifiche al momento dell'uscita. Tuttavia il romanzo raccolse gradualmente l'interesse dei lettori e la sua popolarità crebbe tramite un passaparola positivo, tanto che, nel 2010 Il gioco del trono superava il milione di copie vendute.
La storia si svolge in un mondo immaginario composto da due continenti principali, Westeros a occidente ed Essos a oriente, dove la civilizzazione è di tipo feudale e la magia e le creature leggendarie (come i draghi) sono esistite ma si reputa siano scomparse. In questo mondo si intersecano tre linee narrative principali: le lotte intestine tra casate nobiliari per l'ottenimento del trono di Westeros, il risveglio nel nord del reame di una razza di creature appartenenti alle leggende, e le peripezie dell'ultima erede della dinastia regnante di Westeros in esilio nel continente orientale per riottenere il trono. Ogni capitolo è presentato attraverso il punto di vista di uno dei personaggi principali. Essi sono spesso ambigui sul piano morale e gli intrighi politici e i ribaltamenti di fronte sono frequenti. I temi trattati sono rivolti a un pubblico più adulto rispetto al fantasy tradizionale, con la violenza e la sessualità che rivestono un ruolo importante.
Le Cronache del ghiaccio e del fuoco sono ambientate in un mondo fittizio che ricorda l'Europa medievale, ma nel quale le stagioni possono durare per anni. Westeros, il continente nel quale si svolge la maggior parte della storia, ricorda essenzialmente l'Inghilterra del medioevo, mentre il continente distrutto di Valyria si avvicina all'Impero romano, tramontato durante le invasioni barbariche. Martin si è ampiamente documentato sulla storia, l'abbigliamento, l'alimentazione e i tornei medievali per dare delle basi di realismo ai suoi librie si è costruito negli anni una biblioteca personale sull'argomento. Eventi storici come la guerra dei cent'anni, le crociate, la crociata albigese e soprattutto la guerra delle due rose gli sono servite da fonte di ispirazione.
Gran parte delle vicende si svolge nei Sette Regni del continente occidentale, entità feudali governate dalle nobili case Baratheon, Stark, Lannister, Arryn, Tully, Tyrell e Martell. La casata minore dei Greyjoy domina invece le Isole di Ferro. Secoli prima degli eventi raccontati nel primo libro, i Sette Regni furono riuniti sotto la dinastia Targaryen; una rivolta scoppiata in seguito tra i signori feudali, portò all'uccisione dell'ultimo re e alla conquista del trono di spade da parte del capo dei ribelli, Robert Baratheon. A nord del continente occidentale si erge la Barriera, un imponente muro di ghiaccio che protegge i Sette Regni dai pericoli provenienti dal profondo nord, gelido e perlopiù inesplorato, in cui vivono popoli barbari, comunemente detti Bruti, e creature leggendarie. A est del continente occidentale, oltre il Mare Stretto, v'è un continente chiamato Essos, dove vivono popolazioni nomadi e fioriscono le città libere. Qui sono da anni stati esiliati gli ultimi membri della casa Targaryen, un tempo al comando dei Sette Regni.
Le Cronache del ghiaccio e del fuoco è strutturata in modo tale da apparire come una storia politica piuttosto che di eroismo, dove la lotta per il potere è il risultato del sistema feudale e non di una contrapposizione netta tra bene e male. Martin non desidera solamente riflettere le frizioni tra le differenti classi sociali medievali, ma anche esplorare le conseguenza delle decisioni dei regnanti, egli evita deliberatamente la semplificazione bene-male tipica del fantasy tradizionale, troppo distante dalla realtà, e si impegna affinché i suoi personaggi non siano totalmente bianchi o neri ma di diverse sfumature di grigio. I suoi personaggi sono continuamente posti di fronte a scelte difficili e Martin esplora i temi della redenzione e della capacità di rimettersi in discussione e di cambiare. La struttura stessa del romanzo fa inoltre sì che anche i cattivi dichiarati abbiano la possibilità di presentare il loro punto di vista e di giustificare i loro comportamenti, così che il lettore è lasciato libero di decidere per sé chi siano i buoni e chi i cattivi in base alle conseguenze delle loro azioni.
La violenza, così come la morte o la mutilazione di alcuni dei personaggi principali, servono ad accrescere il senso di realismo, trovando particolarmente frustrante che i personaggi principali di molti romanzi fantasy attraversino la storia senza essere mai neanche feriti. La guerra è presentata nei suoi aspetti più macabri e i romanzi riflettono i tassi di mortalità effettivamente documentati in conflitti medievali. Sebbene l'aspetto sessuale sia spesso trascurato nel fantasy, Martin ritiene la sessualità una forza motrice importante nella vita umana che non dovrebbe essere esclusa dalla narrazione. Martin si sforza di rendere i personaggi femminili credibili quanto quelli maschili.
La trama anche in questi due primi libri è davvero complessa: nel Continente Occidentale di Westeros, in seguito alla misteriosa morte del Primo Cavaliere Jon Arryn, re Robert Baratheon, che aveva conquistato il trono durante la battaglia del Tridente e lo aveva consolidato attraverso il matrimonio con Cersei Lannister, nomina il signore di Grande Inverno, Eddard Stark, suo nuovo Primo Cavaliere. Alla morte di Robert, intrighi di corte, tradimenti e desiderio di potere porteranno i Sette Regni dell'Occidente alla guerra per la conquista del trono di spade. Intanto nel nord di Westeros, presso la Barriera, i pochi e male assortiti Guardiani della notte, tra cui Jon Snow figlio bastardo di Eddard Stark, devono fronteggiare l'imminente arrivo dell'inverno e proteggere il reame dalla minaccia dei Bruti e dalle creature note come Estranei, risvegliatesi dopo secoli di assenza. Nel Continente Orientale di Essos, invece, il crudele Viserys Targaryen cede in sposa la sorella Daenerys al potente guerriero nomade dothraki Khal Drogo per ottenere un esercito col quale riconquistare il trono che è appartenuto alla sua famiglia per quasi 300 anni.
Credo che fui uno dei primissimi lettori italiani a mettere le mani su questo volume nel lontano 2000, quando nessuno ne parlava perchè la serie era ancora al di là da venire e lo presi senza mai aver letto nulla delle recensioni inglesi, ma solo attirato dall'immagine della mia edizione cartonata quella con il drago che vola in un cielo nuvoloso sotto una grande luna. Mi ricordo che mi piacque molto e decisi di appuntarmi il nome per poter comperare il seguito: allora non sapevo che partiva così una delle saghe fantasy più lunghe mai prodotte e che avrebbe riscosso un successo planetario. Personaggi avvincenti, trama coinvolgente, un fantasy politico, con intrighi degni dei migliori libri thriller e di spionaggio, narrazione tesa e la trama che si snoda in modo molto fluida. E poi la crudeltà delle guerre, i personaggi che finalmente non sono semplicemente buoni o cattivi come nella maggior parte dei fantasy, ma che sfumano da una parte o dall'altra. Il sesso esplicito che in rare occasione avevo trovato in un libro di questo genere.
Io però lessi solo il seguito di questo (anche se in realtà era un volume unico spezzato in due) e un terzo (la prima parte del secondo volume). Sebbene anche il secondo manteneva alte le aspettative, ho trovato il terzo meno riuscito e complice anche un periodo di stanca nelle letture fantasy, ho abbandonato il ciclo e all'uscita della serie televisiva ho cominciato a seguirla quella senza più riprendere in mano la versione cartacea.
Questo è stato il primo libro che ho letto del Re, per inciso consigliato da una collega che di King aveva letto solo questo volume, dunque decisamente non una fan. Tanto per farvi capire quanto mi sia piaciuta questa storia, posso dirvi che ho acquistato tutti i libri dell'autore dopo di questo.
È l'ultimo romanzo ambientato a Castle Rock, quarto di un quadrilogia che comprende: “Cose preziose”, “Cujo”, “La metà oscura” e “La zona morta”, più alcuni altri racconti. In effetti, questo è l'atto conclusivo degno di tutti gli altri romanzi ambientati in questa ipotetica città del Maine.
La trama è avvincente, lo stile è il solito di King che colpisce al cuore il lettore, i personaggi sono delineati con la solita bravura, devo ammettere che è quasi impossibile riuscire a staccarsi da questo libro. King come sempre è geniale nel gestire un così gran numero di personaggi, ma d'altronde questo è sicuramente uno dei suoi punti di forza.
A Castle Rock apre un nuovo negozio dal misterioso nome di “Cose Preziose”. E l'inquietante e diabolico proprietario, Leland Gaunt, sembra avere un oggetto giusto per tutti ed il prezzo è molto vantaggioso, esattamente ciò che ognuno può permettersi con l'aggiunta in un innocente scherzo all'indirizzo di un conoscente. E' proprio questo che sta alla base del libro che mi ha catturato così tanto... cosa siamo disposti a cedere per ottenere quello che più desideriamo? Cosa siamo disposti a fare per ottenerlo? E il malvagio chi è? Chi ci propone “l'affare” o noi che siamo così ben disposti ad accettare? La realizzazione dei desideri è un'illusione che svanisce nel momento in cui si concretizza.
Il finale, come sempre non è un punto forte dello scrittore infatti non è la prima volta che lascia a desiderare, ma si lascia perdonare dalla mole del libro che sviscera gli animi umani in profondità, facendoci tutti riflettere sulle loro azioni e così ci fa interrogare sui nostri stessi comportamenti.
Dunque, voi cosa sareste disposti a fare per una “Cosa Preziosa”?